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Eventi | 15 dicembre 2021, 09:00

Successo per Jacopo Veneziani nel Principato di Monaco

Foto Andrea Cabiale

Foto Andrea Cabiale

Applausi e grande interesse per la conferenza di Jacopo Veneziani «La Natività: la cultura della nascita e della rinascita» organizzata dalla Dante Monaco con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia - Giovedì 9 dicembre al Théâtre des Variétés. Il giovane ricercatore ed esperto d'arte della Sorbona di Parigi ha proposto a Soci e Sostenitori dell'associazione Dante Alighieri, dopo l'introduzione della Presidente Grazia Soffici ed in presenza di autorità̀ quali il Segretario di Stato S.E.M Jacques Boisson, un affascinante percorso di uno dei temi più raffigurati nella storia dell’arte, quello della nascita di Gesù. “Il tema della Natività̀ è interessante innanzitutto per la sua longevità̀- ha spiegato infatti Jacopo Veneziani - si va dal III secolo, quando questo tema inizia ad apparire, fino ad oggi. Non ha mai smesso di ispirare gli artisti e quindi ci permette di attraversare oltre 1700 anni di storia dell'arte, da quella paleocristiana al futurismo e ancora oltre”. Coll’intento di mostrare come, rivisitando i temi della tradizione cristiana legati a diversi simboli, lo sguardo dell’osservatore del XXI secolo riesca a recuperare il legame tra tradizione e modernità̀, Veneziani ha iniziato la conferenza illustrando e mettendo a confronto simboli e simmetrie contenuti in alcune celebri Natività̀, a volte nascosti molto bene dagli artisti. Agli albori delle rappresentazioni della nascita di Gesù̀, uno dei simboli più̀ carico di significato risulta essere la mangiatoia-sepolcro, come quella realizzata in uno dei due lati minori del Sarcofago di Stilicone del IV secolo della Basilica di Sant'Ambrogio a Milano. Scolpito sul coperchio del sarcofago, “Gesù̀più̀ che un bambino - ha fatto notare Veneziani - sembra rappresentare un adulto in miniatura: è avvolto in fasce, ha il capo coperto come si usava fare con i defunti al tempo. Aspetto questo molto interessante perché́ fin da subito la rappresentazione della nascita di Gesù̀ è accompagnata dall'idea della sua morte. Bisogna sottolineare fin dai primi istanti della nascita di questo bambino, che è nato per sacrificarsi per noi”. La mangiatoia-sepolcro sarà̀ quindi dipinta per secoli con questo significato, richiamato anche dall'uso di altri simboli come quello di fiori come i soffioni, segno della transitorietà̀ della vita o come l'iris che normalmente è associato alla Vergine Maria con l'intento di significare il suo dolore di fronte alla Passione di Cristo. Nelle scene che rappresentano la nascita di Gesù, appaiono anche numerosi elementi del mondo animale: il cardellino (che secondo la leggenda si macchiò il becco di rosso con il sangue di Cristo nel tentativo di estrarre una delle spine della corona durante la Passione); o l’agnello il cui muso viene afferrato dal bambino nella greppia de l'Adorazione dei Pastori (1620) di Lorenzo Lotto, importante indicazione anticipata della morte di Gesù. I fagiani che assumono la simbologia di immortalità̀ e redenzione; o infine i pavoni, di rinascita e resurrezione (anticamente si credeva che questi uccelli rimanessero integri anche dopo la morte). Ne è la prova lo splendido esemplare di pavone posto nel XV secolo da Filippo Lippi sopra la capanna della sua Adorazione dei Magi. Altro segno classico della Natività è la stella cometa, stella luminosa i cui raggi soprannaturali si riversano su Gesù bambino che di riflesso illumina di luce divina gli altri personaggi . La troviamo dipinta per la prima volta sia da un anonimo nelle Catacombe di Priscilla a Roma (III secolo), come nella celebre Adorazione dei Magi (1303) di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova, nella quale appare una cometa considerata da molti studiosi quella di Halley che lo stesso Giotto aveva potuto forse ammirare dal vivo nel 1301). Ed è proprio ricorrendo all’elemento simbolico della luce che, come altri autori, nel 1622 l'olandese Gerhard van Honthorst, chiamato in Italia Gherardo delle Notti, lancia tramite la luce che invade la sua tela il suo chiaro messaggio “che è Gesù ad essere la vera luce del mondo”. Alla fine dell’incontro Jacopo Veneziani ha offerto un ultimo spunto di riflessione all’uditorio e riassumendo tutto il percorso illustrato attraverso la simbologia della luce dai suggestivi paesaggi di Giotto (1302), o di Lorenzo Lotto (1534), o quella del dissacrante Caravaggio (1600), o di Gherardo delle Notti (1620), tutti e quattro concentrati sulla luce emanata dal Bambino, il pittore futurista Gerardo Dottori (1930) utilizzando per la sua moderna visione della Natività un cono di luce spiovente dall’alto di vari colori insieme ad una serie di cerchi concentrici delle aureole, attuando una scomposizione dell’uso della luce non fa altro che accentuare il concetto di spiritualità su Gesù nascente che lo riportano a quella visione mistico contemplativa tipica medievale a dimostrazione che i grandi temi dell’arte come quello della Natività sono portatori di continue nascite e rinascite di movimenti artistici, capaci cioè di legare tradizione e innovazione

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