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Altre notizie | 30 marzo 2024, 07:00

Dopo cento anni, le suore clarisse lasciano il Monastero di Cimiez

Non ce la fanno più, sono nove suore, la più vecchia ha 90 anni. Al posto una nuova congregazione che trasformerà il convento in casa-famiglia

Le suore Clarisse stanno per lasciare il monastero di Cimiez

Le suore Clarisse stanno per lasciare il monastero di Cimiez

Dopo un secolo le suore clarisse si apprestano a lasciare il convento posto sulle alture di Nizza, a Cimiez.

Erano giunte da Menton, guidate dalla badessa Marie-Antonia nel 1924 e da allora sono vissute in questo luogo di pace e di meditazione, coltivando un orto e giardino di quattro ettari posti attorno al convento bianco dal quale lo sguardo spazia tra il mare e l’entroterra.

Adesso non ce la fanno più, sono nove suore, la più vecchia ha 90 anni, le altre non molti anni di meno e si occupano di tutto: della cura del convento, della manutenzione e della coltivazione dell’orto, oltre che dei fiori e delle splendide piante che adornano il giardino.

Attualmente ospitano mamme con bambini, profughe sole e disperate, alle quali offrono abitazione ed anche una speranza per il domani.
Già durante la Seconda Guerra Mondiale aderirono alla rete Marcel e contribuirono a salvare famiglie ebree difendendosi dai nazisti che volevano entrare nel convento di clausura.

Da cento anni l’ordine monastico della famiglia dei francescani trascorre le giornate in clausura, lontano dal mondo che circonda il monastero, ma ben presenti nei problemi che affliggono l’umanità e pronte ad aiutare chi ha bisogno.

 

Ma gli anni passano per tutti e le Suore Clarisse di Nizza, fra qualche mese, lasceranno il Monastero di Cimiez, alcune andranno in una casa di riposo per religiose, altre si sistemeranno in qualche convento.

Al posto delle Clarisse a Cimiez giungerà un'altra congregazione, quella delle Piccole Sorelle dei Poveri.

L’obiettivo, hanno rivelato a Nice Matin, è quello di “Fondare una casa famiglia per una decina di anziani, ancora indipendenti, che soffrono di solitudine, insicurezza e precarietà così da creare un nuovo luogo di appoggio, un luogo dove ognuno abbia la propria stanza e il proprio bagno, condividendo la preparazione dei pasti ed altri momenti di vita collettiva”.

La nuova casa-famiglia dovrebbe aprire i battenti il prossimo anno, dopo una serie di lavori che interesseranno il convento e soprattutto le celle destinate a trasformarsi in camere della nuova struttura di accoglienza.


 


Beppe Tassone

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